Tuesday 17 October 2023

Eraclito

Eraclito

la tradizione rappresenta Eraclito come discendente della stirpe reale, e della sua unica opera ci sono rimasti solo aforismi brevi ed enigmatici, definendolo quindi "oscuro".

il flusso universale

Secondo Eraclito non c'è nulla che sia fermo, essendo quindi tutto in costante movimento. C'è conflitto nelle città, nella natura, e nell'uomo. Era infatti lui stesso a dire che non ci si poteva bagnare due volte nello stesso fiume. una sua frase caratteristica era pantha rei, ovvero "tutto scorre". Secondo Eraclito era il fuoco che simboleggiava tutto l'universo, essendo questo mutevole e distruttore e venendo considerato la legge segreta che regna al di sotto del disordine universale.

il logos e la legge dei contrari

Eraclito divide il popolo in dormienti, ovvero coloro che non sanno usare la ragione, e gli svegli, ovvero coloro che superano le prime impressioni. secondo lui inoltre l'universo è composto da contrari, che entrano in conflitto ma sono allo stesso tempo complementari. Questa è la legge universale che lui decide di chiamare "logos", ovvero "ragione".  La vita Vine quindi percepita come opposizione ma anche come ordine e armonia.

Saturday 14 October 2023

I pitagorici

i pitagorici

Pitagora e la fondazione della scuola di Crotone

Nella città di Crotone si stabilì Pitagora e vi fondò una nuova scuola filosofica, la Fratellanza Pitagorica, che possedeva un'atmosfera quasi sacrale. Pitagora veniva visto infatti come una divinità e veniva caratterizzato da un'aura di mistero. Dei caratteri di questa scuola potrebbero essere definiti quelli di una setta religiosa dato che venivano seguite delle regole ascetiche . i discepoli venivano chiamati acusmatici (ascoltatori) e matematici (potevano fare domande ed esprimere opinioni). Per quanto queste regole fossero estremamente rigide, c'erano elementi moderni come l'accettazione delle donne.

la dottrina dell'anima

Si tratta di una dottrina derivante da quella di Orfeo, il quale diceva che dopo la morte l'anima si reincarnasse fin quando non avrebbe espiato le proprie colpe tramite pratiche o riti di purificazione. Pitagora diceva invece che bisognava liberare la propria vita dei beni materiali, attraverso una prassi di vita ascetica, la quale comprendeva anche l'esercizio della filosofia. Questo serviva perché portava alla salvezza e alla contemplazione dell'ordine secondo la legge dei numeri, riproducendo il mondo attraverso proporzioni e misure.

la dottrina del numero

l'uomo saggio conteneva i propri istinti attraverso l'ordine e la misura e questa regola era presente in tutto il cosmo. secondo i pitagorici infatti la vera sostanza delle cose era il numero, dato che era lo stesso cosmo ad essere fatto di proporzioni quantitative tra elementi. Per i pitagorici il numero era l'arché, considerandolo infatti con caratteristiche fisiche e geometriche, paragonandolo a un punto con estensione spaziale. i numeri venivano divisi tra dispari, con un'entità limitata, e pari, con un'entità illimitata. nella dottrina pitagorica i numeri hanno dei significati precisi:
- 1: viene definito "parimpari" e rappresenta l'intelligenza 
- 2: rappresenta l'opinione incerta
- 4: è associato al quadrato e rappresenta la giustizia
- 10: è il numero perfetto e viene associato a un triangolo con quattro punti













Monday 9 October 2023

Gli ionici





   

Gli ionici


La prima riflessione filosofica la troviamo in Ionia (VII-VI sec. a.C.) e venne fatta da Talete, Anassimandro e Anassimene, i quali venivano da Mileto. Essi avevano delle conoscenze tecno-scientifiche acquisite dai sapienti della Media e della Babilonia. Si dice che Talete avesse previsto le eclissi e Anassimandro avesse inventato cartine geografiche, entrambi cercando di spiegare tutti i fenomeni con la natura e non più per cause mitiche. A loro quindi attribuiamo la scoperta di un principio originario dal quale derivano tutte le cose, chiamato anche arché

Talete


Tra le persone poco colte di quei tempi si pensava che la filosofia fosse un sapere inutile, ma Talete invece sapeva sfruttare le sue conoscenze meteorologiche. Esso pensava che il principio primordiale fosse l’acqua, dato che ogni cosa vivente è intrisa di questa, derivando quindi tutto dall’oceano e tornandoci dopo la loro morte, e inoltre viene associata alla rottura delle acque durante la nascita del neonato. Associavano quindi queste cose, così come avevano fatto in passato gli egizi con  l’acqua del Nilo, che era fondamentale per per la fertilità terrena. Talete quindi usa per la rima volta solo argomentazioni razionali.

Anassimandro 

Anassimandro portò per primo il termine “arché”, ovvero la sostanza primordiale, e “áperion”, ovvero un principio indeterminato al quale tutte le cose si ricongiungeranno dopo la loro dissoluzione. Quest’ultimo viene identificato come una sostanza distinta, non potendo essere una di quelle “comuni”, indirizzando quindi Anassimandro verso un’interpretazione dell’astrazione. Inoltre si pone il problema di come le cose vengano create, affermando che esista un processo di separazione e differenziazione con una legge necessaria, chiamata Dicke: essa avviene tramite un movimento rotatorio dell’aperion, facendo sviluppare i contrari come falso e freddo, generando infiniti mondi che si dissolvono e si ricompongono all’infinito. Questa separazione è anche fonte di infelicità, provando nostalgia per il “tutto originario” ed essendo diversi e contrastanti tra di noi, dovendo quindi concludere la nostra esistenza ricongiungendoci con l’unità perduta.








Anassimene

Anassimene invece identificava il principio primo con l’aria, avendo queste dei caratteri come l’infinità e il movimento incessante, spiegando la creazione tramite la condensazione e la rarefazione, trasformandosi in fuoco, aria, acqua, terra e pietra. Questo universo sarebbe destinato a un ciclo di vita, morte e rinascita eterno.

Pltone: cosmologia e leggi

 Il "Timeo" di Platone descrive l'origine dell'universo, iniziando con il caos e il disordine contrapposti al mondo delle ...